martedì 6 ottobre 2009

Io, Roberto Saviano, Barack Obama e la bellezza

Così, un po' per caso un po' per fortuna, mi trovo di fronte a Roberto Saviano, al Piccolo Teatro di Milano. Lui indossa delle All Star nere, io delle All Star blu. Io conosco Serena, la regista che lo dirige, lei conosce lui, lui conosce Fabio Fazio, Fabio Fazio conosce Berlusconi, Berlusconi conosce il presidente Obama. E in meno di sei gradi di separazione ho percorso il mondo, sono arrivato alla casa bianca. E in questo spazio sospeso fra realtà e immaginario mi rendo conto, proprio mentre l'autore del best seller più italiano di tutti parla, racconta, incespica e si emoziona, di quanto intorno a noi tutto, bello e brutto, felicità e orrore sfumino nelle loro contraddizioni, e nello spazio vuoto e pieno del teatro il pubblico pensa e si distrae si emoziona e si annoia, si smuove e critica, e gli operatori, i giornalisti, gli organizzatori stessi che a questa serata emozionante hanno lavorato sembrano distratti, lontani, presi dai conti dei loro ritorni più o meno fortunati: Saviano non è un attore, Saviano non parla coi giornalisti, Saviano si confonde, Saviano attira il pubblico, Saviano riempie i giornali. E poi anche io mi perdo nei miei giudizi: Serena è bene, Saviano è Bene, Fabio Fazio è Bene, Berlusconi è il male, Obama è il bene. E ancora guardo come i piccoli operatori della promozione del Piccolo Teatro di Milano siano attenti a vigilare su tutto il nulla e non riescono neanche a cogliere un po' delle emozioni e delle parole e della bellezza e del profondo che ci sta unendo tutti qui, in questo semplice spazio vuoto. Non c'è differenza fra chi ha organizzato questo spettacolo e la dittatura iraniana assassina e i palazzi abusivi che danno le spalle al mare e l' apartheid che ha quasi ucciso Miriam Makeba o qualsiasi altro orrore raccontato questa sera o visto. E' che siamo così distratti dalla ricerca della perfezione che non ci rendiamo conto delle emozioni, è che siamo così di fretta che anche il lento ritmo di un ottimo scrittore può solo sembrarci il pessimo lavoro di un attore, è che abbiamo così bisogno di attenzione da pensare più alla promozione che alla condivisione. La bellezza sta in tutte le nostre giornate, sta nelle periferie, sta negli abusivismi di ogni giorno, la bellezza sta nelle nostre contraddizioni e nelle nostre debolezze, la bellezza sta anche nelle nostre incapacità di confrontarci con noi stessi, nella paura di dire "ti amo" o "sono diverso" o, di più, "ti amo e sono diverso" o, ancora di più "ti amo e sono diverso e per questi motivi sono bellissimo", la bellezza sta nell'amore e nella rabbia, nella musica e nelle parole, nelle cose in cui crediamo e anche in quelle che lottiamo. E allora forse questa sera la bellezza la trovo in me, in Serena, in Roberto Saviano, in Fabio Fazio, in Silvio Berlusconi e in Barack Obama. Grazie allora a tutte queste, differenti, forme di bellezza.

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